Con i terremoti sono stato fortunato. Niente di serio nella zona di Tōkyō per tutto il periodo del mio soggiorno. Scossette frequenti, però, sì, dell'ordine di 1-2 gradi. Non era difficile verificarle, come avrei scoperto in seguito. Il sito del Kishōchō, l'Agenzia Meteorologica Giapponese (http://www.jma.go.jp) monitorava la situazione per l'intero paese.
Mi sono capitate sempre di prima mattina (6-7 circa) ed ero a letto. Quando abitavo nella guesthouse a Toritsu Daigaku, piccola casa vecchiotta, due piani in legno, laminato e alluminio, le scosse, anche se piccole, avevano una certa espressività drammatica, con l'intero edificio a scuotersi e scricchiolare come se fosse sul punto di schiantarsi.
La prima volta mi sono svegliato e mi sono chiesto se fosse il caso di schizzare via dal letto e lanciarmi in strada. La sonnolenza ha avuto la meglio e sono rimasto tra le coperte per vedere come si sviluppava la faccenda. Così ho fatto anche le volte successive, anche se forse non è stata una scelta particolarmente prudente.
La municipalità di Meguro dava una guida, in formato grafico manga, sul comportamento da tenersi in caso di terremoto. A voler fare le cose per bene, tutti i residenti avrebbero dovuto tenere in casa caschetti di sicurezza, più acqua e cibo per almeno tre giorni. In sostanza, non eravamo a norma.
Un'amica giapponese mi aveva raccontato che quando era venuta dalla provincia per studiare a Tōkyō, i genitori le avevano consegnato, appunto, il caschetto in questione.
Per sicurezza presi nota dei punti di raduno in caso di terremoto. Sia per la casa di Toritsu daigaku che per quella di Sendagi, erano dentro cortili di scuole.
In quel periodo ho vissuto una sola scossa un po' più seria. Era il pomeriggio di un fine settimana. Mi trovavo con vari colleghi d'ufficio a una festa di compleanno, in uno spazioso scantinato a pochi minuti di cammino dalla Mori Tower, in zona di Roppongi. La festa era animata dalla presenza di un gruppo punk italo - giapponese, di cui il festeggiato, Roberto, era il batterista: i Punkulo. Sì, proprio un gioco di parole all'italiana. Mi chiedo se i componenti giapponesi della band fossero informati del significato. Comunque la musica era energica e il volume alto, quindi non mi accorsi del terremoto. Fu solo alcune ore dopo che i miei mandarono un messaggio preoccupato per informarsi sulla scossa, di cui aveva parlato perfino il Tg italiano!
Ricordo di quella festa anche la presenza di due ragazze vestite da cameriere occidentali fine Ottocento. Ecco le famose meido (dall'inglese "maid"), di cui ogni tanto si scrive quando si parla delle mode giovanili giapponesi. Erano due ragazze gentili, che amavano vestirsi così. Qualcuno ci trova un che di perverso o erotico. A me, in quell'occasione, ha dato l'idea di un modo innocente, giocoso, di mascherarsi. Ma non ho mai approfondito la questione, magari frequentando qualcuno dei famosi meido kissa (maid cafè) di Akihabara.
(foto di Alessandra Corda)
Mi sono capitate sempre di prima mattina (6-7 circa) ed ero a letto. Quando abitavo nella guesthouse a Toritsu Daigaku, piccola casa vecchiotta, due piani in legno, laminato e alluminio, le scosse, anche se piccole, avevano una certa espressività drammatica, con l'intero edificio a scuotersi e scricchiolare come se fosse sul punto di schiantarsi.
La prima volta mi sono svegliato e mi sono chiesto se fosse il caso di schizzare via dal letto e lanciarmi in strada. La sonnolenza ha avuto la meglio e sono rimasto tra le coperte per vedere come si sviluppava la faccenda. Così ho fatto anche le volte successive, anche se forse non è stata una scelta particolarmente prudente.
La municipalità di Meguro dava una guida, in formato grafico manga, sul comportamento da tenersi in caso di terremoto. A voler fare le cose per bene, tutti i residenti avrebbero dovuto tenere in casa caschetti di sicurezza, più acqua e cibo per almeno tre giorni. In sostanza, non eravamo a norma.
Un'amica giapponese mi aveva raccontato che quando era venuta dalla provincia per studiare a Tōkyō, i genitori le avevano consegnato, appunto, il caschetto in questione.
Per sicurezza presi nota dei punti di raduno in caso di terremoto. Sia per la casa di Toritsu daigaku che per quella di Sendagi, erano dentro cortili di scuole.
In quel periodo ho vissuto una sola scossa un po' più seria. Era il pomeriggio di un fine settimana. Mi trovavo con vari colleghi d'ufficio a una festa di compleanno, in uno spazioso scantinato a pochi minuti di cammino dalla Mori Tower, in zona di Roppongi. La festa era animata dalla presenza di un gruppo punk italo - giapponese, di cui il festeggiato, Roberto, era il batterista: i Punkulo. Sì, proprio un gioco di parole all'italiana. Mi chiedo se i componenti giapponesi della band fossero informati del significato. Comunque la musica era energica e il volume alto, quindi non mi accorsi del terremoto. Fu solo alcune ore dopo che i miei mandarono un messaggio preoccupato per informarsi sulla scossa, di cui aveva parlato perfino il Tg italiano!
Ricordo di quella festa anche la presenza di due ragazze vestite da cameriere occidentali fine Ottocento. Ecco le famose meido (dall'inglese "maid"), di cui ogni tanto si scrive quando si parla delle mode giovanili giapponesi. Erano due ragazze gentili, che amavano vestirsi così. Qualcuno ci trova un che di perverso o erotico. A me, in quell'occasione, ha dato l'idea di un modo innocente, giocoso, di mascherarsi. Ma non ho mai approfondito la questione, magari frequentando qualcuno dei famosi meido kissa (maid cafè) di Akihabara.
(foto di Alessandra Corda)