Natale e Capodanno 2008 li ho trascorsi in Giappone. Il 24 dicembre sono andato a Kamakura, un posto che mi è sempre piaciuto, con Katia ed Elisabetta, due colleghe-amiche dell'istituto dove lavoravo.
Scesi alla stazione di Kita Kamakura, abbiamo innanzitutto visitato il tempio Zen Rinzai dell’Engakuji. Struttura complessa, con grande armonia tra bosco e edifici. Degna di infinite visite. Abbiamo visitato anche il vicino Meigetsuin, altro tempio della stessa scuola, con un bellissimo giardino, come sospeso in un'atmosfera molto intima e raccolta.
In seguito abbiamo affrontato il sentiero che, scollinando, porta dritto al Daibutsu, la grande statua in bronzo del Buddha. Ho già accennato a questo percorso (post 02.12.2014). Sarà lungo 3 km. La sensazione di camminare in un bosco giapponese, con la sua terra grassa e umida, mi colpisce rispetto alla pietrosità e ai seccumi estivi della mia regione, la Sardegna. Alla fine della camminata, immersi nel bosco invernale, siamo spuntati nuovamente accanto alla via asfaltata, poche centinaia di metri dietro le spalle del Buddha. Chissà perché, il Daibutsu, ieratico e possente, non ha mai suscitato in me un senso di timore reverenziale, nonostante la statua sia davvero imponente.
A fine giornata, tornati a Tōkyō, siamo andati a casa mia, per una cenetta nella cucina comune della guesthouse. C'era anche Martin, che, forse per la lontananza da casa, era di umore filosofeggiante e malinconico.
Natale: le scansioni rituali dell'anno, a Tōkyō, erano spesso annunciate con grandi battage promozionali, in cui tradizione (antica o recente) e commercio, in mille sue forme, si combinavano in un tutto organico e, direi, "tentacolare".
Se ottobre era stato nel segno di Harouin (Halloween), con negozi che esponevano dolciumi a forma e sapore di zucca, pubblicità ubique e così via, dicembre lo era per Kurisumasu, con canzoni natalizie, addobbi luminosi, renne e quant'altro.
La cosa straniante, per un occidentale, era che, trascorsa la notte di natale, la mattinata successiva si presentava come un normalissimo giorno di lavoro, senza più decorazioni e musichette a tema, onnipresenti fino al giorno prima. Amici giapponesi mi spiegavano che Natale è visto perlopiù come l'occasione di una serata insieme per le coppiette.
A proposito di innamorati, era molto presente San Valentino. Per l'occasione, negozi e negozietti si riempivano di cioccolato speciale, con confezioni diverse da quelle della cioccolata solita. Per il 14 febbraio 2009, mi colpì l'apparizione nei negozietti dei konbini (convenience store) di confezioni scure con foto di volti virili... Alcune mi ricordavano la grafica di certi profumi per uomini (per es., la réclame anni '80 di Musk). Anche qui l'effetto straniante nel vedere un utilizzo diverso dei canoni grafici, in forme allo stesso tempo analoghe alle nostre e radicalmente diverse.
... Ultimo dettaglio: a San Valentino sono le donne e le colleghe a regalare cioccolato agli uomini. Da qui la mascolinità grafica di certa cioccolata venduta per l'occasione. Addirittura pare ci siano due tipi di regali: il giri choko e lo honmei choko, cioè la cioccolata di "dovere" (per colleghi, capufficio ecc.) e quella del "vero sentimento" (per l'amato).
(illustrazione da www.pixta.jp)
Scesi alla stazione di Kita Kamakura, abbiamo innanzitutto visitato il tempio Zen Rinzai dell’Engakuji. Struttura complessa, con grande armonia tra bosco e edifici. Degna di infinite visite. Abbiamo visitato anche il vicino Meigetsuin, altro tempio della stessa scuola, con un bellissimo giardino, come sospeso in un'atmosfera molto intima e raccolta.
In seguito abbiamo affrontato il sentiero che, scollinando, porta dritto al Daibutsu, la grande statua in bronzo del Buddha. Ho già accennato a questo percorso (post 02.12.2014). Sarà lungo 3 km. La sensazione di camminare in un bosco giapponese, con la sua terra grassa e umida, mi colpisce rispetto alla pietrosità e ai seccumi estivi della mia regione, la Sardegna. Alla fine della camminata, immersi nel bosco invernale, siamo spuntati nuovamente accanto alla via asfaltata, poche centinaia di metri dietro le spalle del Buddha. Chissà perché, il Daibutsu, ieratico e possente, non ha mai suscitato in me un senso di timore reverenziale, nonostante la statua sia davvero imponente.
A fine giornata, tornati a Tōkyō, siamo andati a casa mia, per una cenetta nella cucina comune della guesthouse. C'era anche Martin, che, forse per la lontananza da casa, era di umore filosofeggiante e malinconico.
Natale: le scansioni rituali dell'anno, a Tōkyō, erano spesso annunciate con grandi battage promozionali, in cui tradizione (antica o recente) e commercio, in mille sue forme, si combinavano in un tutto organico e, direi, "tentacolare".
Se ottobre era stato nel segno di Harouin (Halloween), con negozi che esponevano dolciumi a forma e sapore di zucca, pubblicità ubique e così via, dicembre lo era per Kurisumasu, con canzoni natalizie, addobbi luminosi, renne e quant'altro.
La cosa straniante, per un occidentale, era che, trascorsa la notte di natale, la mattinata successiva si presentava come un normalissimo giorno di lavoro, senza più decorazioni e musichette a tema, onnipresenti fino al giorno prima. Amici giapponesi mi spiegavano che Natale è visto perlopiù come l'occasione di una serata insieme per le coppiette.
A proposito di innamorati, era molto presente San Valentino. Per l'occasione, negozi e negozietti si riempivano di cioccolato speciale, con confezioni diverse da quelle della cioccolata solita. Per il 14 febbraio 2009, mi colpì l'apparizione nei negozietti dei konbini (convenience store) di confezioni scure con foto di volti virili... Alcune mi ricordavano la grafica di certi profumi per uomini (per es., la réclame anni '80 di Musk). Anche qui l'effetto straniante nel vedere un utilizzo diverso dei canoni grafici, in forme allo stesso tempo analoghe alle nostre e radicalmente diverse.
... Ultimo dettaglio: a San Valentino sono le donne e le colleghe a regalare cioccolato agli uomini. Da qui la mascolinità grafica di certa cioccolata venduta per l'occasione. Addirittura pare ci siano due tipi di regali: il giri choko e lo honmei choko, cioè la cioccolata di "dovere" (per colleghi, capufficio ecc.) e quella del "vero sentimento" (per l'amato).
(illustrazione da www.pixta.jp)