Aggiungo una nuova voce a questo glossarietto della vita quotidiana tokyota: Konbini. Sorta di moderna drogheria, di cui esistono varie catene (Seven Eleven ecc.). Onnipresente a Tōkyō. Il nome deriva, come tante parole del lessico giapponese contemporaneo, dall'abbreviazione di un termine straniero, inglese in questo caso: convenience store.
Da solo costituisce un universo. Nonostante gli spazi spesso ristretti, vi si trova di tutto, sia per le emergenze che per esigenze di più lungo periodo: alimentari, edicola-libreria, oggetti per la casa, capi di vestiario... Rivendita di ombrelli alle prime gocce di pioggia.
I ragazzi che ci lavorano sono, presumibilmente, in gran parte baito (dal tedesco arbeit; qui il termine prende l'accezione di lavoro occasionale, part-time). Sembrano sapere il minimo indispensabile di quello che c'è nel negozio, peraltro organizzato alla massima praticità d'accesso. Avete dimenticato il necessario per radervi: al konbini lo trovate. Volete improvvisare uno spuntino, o perfino un pasto? Ecco il konbini. Vi serve un ricambio di biancheria: troverete maglietta, calzini e mutande. Un pensierino in visita a un amico? Il konbini avrà qualcosa. Uno di questi, dalle parti di Shinjuku, esponeva in vetrina il pane guttiau…
Per non parlare dell'edicola. La sezione manga non manca mai, con frequente capannello di lettori di straforo, accalcati a leggere l'ultima puntata della serie preferita; affascinante, poi, la scelta di libri, che vanno dal self help al best seller, con singolari bignamini di storia del Giappone o di fenomeni horror.
Per non parlare dei servizi. Per citarne alcuni, visti in diversi konbini: fotocopiatrice; bancomat; trasporto bagagli all'aeroporto; casella postale se si fa un'ordinazione via internet…
Aperti ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Ho la convinzione che un'osservazione attenta di quello che si offre al konbini basterebbe da sé a dare un'idea del Giappone, o perlomeno di Tōkyō.
La sezione snack, per uno straniero, è fonte continua di scoperte. Tra i miei preferiti: certi mini pesciolini argentati mescolati a schegge di mandorla.
Qualche mattinata invernale, nel fine settimana, dopo essermi alzato tardi e avere sbrigato le incombenze di casa, mi avvicinavo al konbini e prendevo una ricca bicchierata di oden, pietanza tipicamente invernale, scegliendo un pot-pourri dei miei ingredienti favoriti.
Seduto sulla panchina del giardinetto dietro casa, con la mia tazza fumante. Domenica a Tōkyō, pranzetto all'aperto, meritato riposo. Tiravo l'uovo sodo fuori dal brodo con i bastoncini, soddisfatto.
(foto di Alessandra Corda)
Da solo costituisce un universo. Nonostante gli spazi spesso ristretti, vi si trova di tutto, sia per le emergenze che per esigenze di più lungo periodo: alimentari, edicola-libreria, oggetti per la casa, capi di vestiario... Rivendita di ombrelli alle prime gocce di pioggia.
I ragazzi che ci lavorano sono, presumibilmente, in gran parte baito (dal tedesco arbeit; qui il termine prende l'accezione di lavoro occasionale, part-time). Sembrano sapere il minimo indispensabile di quello che c'è nel negozio, peraltro organizzato alla massima praticità d'accesso. Avete dimenticato il necessario per radervi: al konbini lo trovate. Volete improvvisare uno spuntino, o perfino un pasto? Ecco il konbini. Vi serve un ricambio di biancheria: troverete maglietta, calzini e mutande. Un pensierino in visita a un amico? Il konbini avrà qualcosa. Uno di questi, dalle parti di Shinjuku, esponeva in vetrina il pane guttiau…
Per non parlare dell'edicola. La sezione manga non manca mai, con frequente capannello di lettori di straforo, accalcati a leggere l'ultima puntata della serie preferita; affascinante, poi, la scelta di libri, che vanno dal self help al best seller, con singolari bignamini di storia del Giappone o di fenomeni horror.
Per non parlare dei servizi. Per citarne alcuni, visti in diversi konbini: fotocopiatrice; bancomat; trasporto bagagli all'aeroporto; casella postale se si fa un'ordinazione via internet…
Aperti ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Ho la convinzione che un'osservazione attenta di quello che si offre al konbini basterebbe da sé a dare un'idea del Giappone, o perlomeno di Tōkyō.
La sezione snack, per uno straniero, è fonte continua di scoperte. Tra i miei preferiti: certi mini pesciolini argentati mescolati a schegge di mandorla.
Qualche mattinata invernale, nel fine settimana, dopo essermi alzato tardi e avere sbrigato le incombenze di casa, mi avvicinavo al konbini e prendevo una ricca bicchierata di oden, pietanza tipicamente invernale, scegliendo un pot-pourri dei miei ingredienti favoriti.
Seduto sulla panchina del giardinetto dietro casa, con la mia tazza fumante. Domenica a Tōkyō, pranzetto all'aperto, meritato riposo. Tiravo l'uovo sodo fuori dal brodo con i bastoncini, soddisfatto.
(foto di Alessandra Corda)