Figure chiave del mio arrivo in Giappone nel 2008, due amici: Sara e Jean. In più occasioni mi hanno fatto da guide al mondo giapponese, nelle prime settimane in modo particolare. Mi hanno portato in giro nelle prime occasioni di tempo libero, mi hanno indicato dove acquistare futon e altri oggetti per la casa. Con loro sono andato a Kamakura la prima volta. Vivevano in Giappone ormai da vari anni e a loro devo le prime informazioni sul territorio.
Con Sara mi sono trovato a compiere un piccolo pellegrinaggio che ha contribuito a darmi alcune interessanti coordinate storiche, utili per capire la storia di una metropoli che apparentemente conserva poco del suo passato.
Abitavo inizialmente nella municipalità (ku) di Meguro. Guardando il significato della parola, mi chiedevo cosa fossero quegli "occhi neri". Per poi scoprire che in città si trovava anche la zona di Mejiro (occhi bianchi). La spiegazione mi fu fornita da Sara, che amava esplorare tracce e pratiche dei culti buddhisti più arcaici in Giappone.
Faccio qui una breve (e superficiale) digressione sul buddhismo giapponese. Nel vasto pantheon delle divinità ed entità superiori del buddhismo, con le sue numerose scuole di pensiero, appare la figura del Fudō Myōō (in sanscrito, Acala). Divinità di origine indiana, traducibile come "Irremovibile sovrano della luce": robusta figura maschile dall'aria truce, in una mano tiene una spada puntata verso l'alto, dalla bocca escono due canini, uno che guarda su, l'altro verso il basso. A volte appare circondato dalle fiamme. Senza entrare nei dettagli teologici della divinità, mi limito a dire che svolge un ruolo di protezione.
Era molto venerato nel Giappone premoderno. Dal XVII secolo a Tōkyō (allora Edo), furono costruiti ben cinque templi, contrassegnati da colori diversi, per venerare i Goshiki (cinque colori) Fudō Myōō, a erigere una sorta di cintura protettiva tutt'attorno alla città. Al centro, il castello di Edo, in età moderna diventato la sede del palazzo imperiale.
Il primo "irremovibile" che Sara mi portò a visitare fu proprio quello del mio quartiere, Meguro, che si trovava a sud ovest rispetto al centro urbano. Lì si trovava un notevole complesso templare, il Ryūsenji, con la statua del truce re nelle vicinanze di una cascata. In visite successive, andammo a vederne altri: il Mejiro (occhi bianchi), il Meao (occhi blu/verdi), il Meaka (occhi rossi).
Al Meaka comprammo alcuni santini raffiguranti la divinità. Questi materiali sacri svolgono una funzione protettiva per chi li porta, ma, se ho capito correttamente, hanno anche una scadenza, mi pare di un anno. Dopodiché bisogna liberarsene seguendo delle procedure appropriate, forse restituendole al tempio per farli bruciare. Se ricordo bene, il biglietto faceva anche riferimento a possibili disgrazie per chi non avesse seguito la procedura. Confesso di avere dimenticato queste immagini e forse di averle anche portate in Italia. Non ricordo più cosa ne ho fatto, le ho perse!
Comunque sia, la mia seconda casa tokyota sarebbe stata non molto lontana proprio dal Meaka, vicino alla stazione di Honkomagome.
Non riuscii ad accompagnare Sara a vedere il Meki (occhi gialli) e ancora adesso mi resta da completare il pellegrinaggio. Tra le cose da fare quando riuscirò a visitare nuovamente la città.
(foto da http://www.rokushokitan.com/archives/2898)
Con Sara mi sono trovato a compiere un piccolo pellegrinaggio che ha contribuito a darmi alcune interessanti coordinate storiche, utili per capire la storia di una metropoli che apparentemente conserva poco del suo passato.
Abitavo inizialmente nella municipalità (ku) di Meguro. Guardando il significato della parola, mi chiedevo cosa fossero quegli "occhi neri". Per poi scoprire che in città si trovava anche la zona di Mejiro (occhi bianchi). La spiegazione mi fu fornita da Sara, che amava esplorare tracce e pratiche dei culti buddhisti più arcaici in Giappone.
Faccio qui una breve (e superficiale) digressione sul buddhismo giapponese. Nel vasto pantheon delle divinità ed entità superiori del buddhismo, con le sue numerose scuole di pensiero, appare la figura del Fudō Myōō (in sanscrito, Acala). Divinità di origine indiana, traducibile come "Irremovibile sovrano della luce": robusta figura maschile dall'aria truce, in una mano tiene una spada puntata verso l'alto, dalla bocca escono due canini, uno che guarda su, l'altro verso il basso. A volte appare circondato dalle fiamme. Senza entrare nei dettagli teologici della divinità, mi limito a dire che svolge un ruolo di protezione.
Era molto venerato nel Giappone premoderno. Dal XVII secolo a Tōkyō (allora Edo), furono costruiti ben cinque templi, contrassegnati da colori diversi, per venerare i Goshiki (cinque colori) Fudō Myōō, a erigere una sorta di cintura protettiva tutt'attorno alla città. Al centro, il castello di Edo, in età moderna diventato la sede del palazzo imperiale.
Il primo "irremovibile" che Sara mi portò a visitare fu proprio quello del mio quartiere, Meguro, che si trovava a sud ovest rispetto al centro urbano. Lì si trovava un notevole complesso templare, il Ryūsenji, con la statua del truce re nelle vicinanze di una cascata. In visite successive, andammo a vederne altri: il Mejiro (occhi bianchi), il Meao (occhi blu/verdi), il Meaka (occhi rossi).
Al Meaka comprammo alcuni santini raffiguranti la divinità. Questi materiali sacri svolgono una funzione protettiva per chi li porta, ma, se ho capito correttamente, hanno anche una scadenza, mi pare di un anno. Dopodiché bisogna liberarsene seguendo delle procedure appropriate, forse restituendole al tempio per farli bruciare. Se ricordo bene, il biglietto faceva anche riferimento a possibili disgrazie per chi non avesse seguito la procedura. Confesso di avere dimenticato queste immagini e forse di averle anche portate in Italia. Non ricordo più cosa ne ho fatto, le ho perse!
Comunque sia, la mia seconda casa tokyota sarebbe stata non molto lontana proprio dal Meaka, vicino alla stazione di Honkomagome.
Non riuscii ad accompagnare Sara a vedere il Meki (occhi gialli) e ancora adesso mi resta da completare il pellegrinaggio. Tra le cose da fare quando riuscirò a visitare nuovamente la città.
(foto da http://www.rokushokitan.com/archives/2898)